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Shortly about us

Martiria is an epic/doom metal rock band formed back in the '80s and re-founded (after a long pause) in 2002. Seven album published (last one R-Evolution, with ex Black Sabbath Vinny Appice - 2014).

The band was formed back in the '80s. At the beginning the band was very much oriented towards Doom/Metal sounds such as: early Candlemass and Black Sabbath. After releasing just a few demos and featuring various musicians, in 1998 the members of the group decide to take a break for a while in order to experience different projects. (continue)

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Reviews & Interviews
Reviews / Interviews

Album: Roma S.P.Q.R. ( 2012 )

REVIEW

Date: October '12
Author: Francesco Faniello
Vote: 80%
Language: ITALIAN
Website: http://www.rawandwild.com
Direct link: click here

In sostanza, “Roma S.P.Q.R.” è un disco con vari episodi di punta, e ciò non è mai un male per una band; a livello personale, ho di certo preferito il precedente “On the way back” proprio per la capacità di disegnare paesaggi sonori dal sicuro effetto onirico mostrata dai Martiria in quell’occasione.

I Martiria sono uno di quei gruppi la cui esistenza mi è nota solo in virtù della mia attività da scribacchino. E meno male, aggiungerei, poiché se il combo romano è riuscito a pubblicare ben cinque album lo deve di certo alla propria costanza e passione ma anche ad una solida proposta musicale che non si limita a scimmiottare i trend del momento, ma si basa su innesti personali e (perché no) di “italianità” su un genere quantomeno di nicchia, l’epic/doom. Dopo quattro album pubblicati con Rick Anderson dei Warlord dietro il microfono, la band guidata dal chitarrista Andy Menario compie una scelta di line-up stabile, con l’ingresso di Freddy alla voce; la mossa, se da un lato ha garantito una maggiore attività live, dall’altra ha comportato la perdita di uno dei singers più magnetici in circolazione (per inciso, tornato alla casa madre: ne vedremo delle belle!). Senza giri di parole, quella di Anderson è un’eredità pesante che tuttavia Freddy gestisce con entusiasmo, lanciandosi in partiture vocali mai eccessive ma di sicuro spessore. Inutile qui chiedersi come sarebbe stato “Roma S.P.Q.R.” senza il cambio di singer, anche perché i Martiria compiono un’impercettibile quanto fondamentale virata che li allontana dalle plumbee partiture doom del precedente “On the way back”; in questo senso, il timbro del nuovo cantante si muove su coordinate differenti e dunque qualsiasi paragone risulta superfluo.
Il quinto album dei Martiria si presenta come opera celebrativa dell’epoca di Roma (i cui testi sono come di consueto opera di Marco R. Capelli), e le sue linee guida concettuali sono ben sottolineate da inserti narrativi come l’intro “Nihil aliud quam superstitione”. Subito dopo, il prosieguo è di quelli che fanno ben sperare: “Callistus Wake” non è esattamente la opener di impatto tipica del genere, ma colpisce nel segno soprattutto per via di una variazione centrale vagamente reminiscente delle atmosfere dei Candlemass di “Ancient Dreams” e “Chapter VI”. Una track articolata che va apprezzata dopo più ascolti, a testimonianza dell’ottimo lavoro di cesello di Menario e soci. Il disco mostra altre frecce al suo arco, come la solenne “Tale of two brothers”, il passo doom di “Byzantium”, simile ai Black Sabbath dell’era Martin, e l’inquietante Northern Edge. Ad onor del vero però devo dire che non mancano alcuni episodi riusciti solo a metà come “Hannibal” e “Spartacus”, la cui troppa carne al fuoco ha come primo effetto quello di far apparire il singer fuori luogo nelle tante variazioni proposte, ma soprattutto “Elissa”, un brano che si dipana stanco nonostante ritorni in esso l’inquietante voce femminile dell’intro. Finalmente, “Burn, baby burn” recupera molto del sapore doom del disco predecessore, sorretto com’è dalle spettrali tastiere della variazione. In sostanza, “Roma S.P.Q.R.” è un disco con vari episodi di punta, e ciò non è mai un male per una band; a livello personale, ho di certo preferito il precedente “On the way back” proprio per la capacità di disegnare paesaggi sonori dal sicuro effetto onirico mostrata dai Martiria in quell’occasione. Per il resto, mi sento di consigliare ai lettori di seguire e supportare questa incredibile realtà italiana, sottolineando ancora una volta come gli inevitabili riferimenti fatti a mostri sacri del passato nelle mie righe non pregiudicano affatto l’approccio personale dei Martiria alla composizione. Se poi la prossima volta che fanno un concerto dalle mie parti riuscissi a non ammalarmi (come è puntualmente successo a settembre), sarebbe il massimo…

© Francesco Faniello

 

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