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Shortly about us

Martiria is an epic/doom metal rock band formed back in the '80s and re-founded (after a long pause) in 2002. Seven album published (last one R-Evolution, with ex Black Sabbath Vinny Appice - 2014).

The band was formed back in the '80s. At the beginning the band was very much oriented towards Doom/Metal sounds such as: early Candlemass and Black Sabbath. After releasing just a few demos and featuring various musicians, in 1998 the members of the group decide to take a break for a while in order to experience different projects. (continue)

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Reviews / Interviews

Album: R-Evolution ( 2014 )

REVIEW

Date: March '14
Author: Marco Aimasso
Vote: 90%
Language: Italian
Website: http://www.metal.it
Direct link: click here

ribadisco che i Martiria sono un gruppo di assoluto valore internazionale, di cui l’Italia deve andare fiera, capace di esibire vertiginosi livelli espressivi in tutta la sua ormai cospicua parabola artistica … è ora che tutti se ne accorgano e gli tributino un giusto e supremo riconoscimento.

Come avrete già probabilmente capito dalle precedenti recensioni e dalle sistematiche interviste che trovate su queste gloriose colonne, nutro una stima pressoché incondizionata nei confronti dei Martiria, formazione romana di enorme intelligenza e statura artistica.
La “sgradevole” sensazione, però, che non siano stati sufficienti cinque capolavori in note e dieci anni di splendida attività, per riconoscere completamente e “universalmente” questa loro grandezza, disturba leggermente il mio ego da “giornalista musicale” (meno quello del rockofilo, congenitamente un pochino geloso dei suoi “protetti” …), un ruolo che dovrebbe servire proprio a trasmettere le priorità d’acquisto (vabbè, diciamo almeno d’ascolto …) ai suoi lettori.
E allora sono giorni che mi arrovello su come cercare di attirare l’attenzione su questo “R-Evolution”, lo straordinario disco del decennale degli epic-doomsters capitolini, un lavoro che ancora una volta sancisce la loro superiorità nel settore che vede Black Sabbath, Candlemass e Warlord come principali numi ispiratori.
In realtà, qualche “facile” appiglio ci sarebbe … un nuovo contratto con una label inglese, che evidentemente ha saputo individuare le eccellenze del gruppo, il mixaggio e la masterizzazione curata dall’autorevole Tue Madsen (The Haunted, Mnemic, Hatesphere, Ektomorf, …) e, soprattutto, la presenza di un “certo” Vinny Appice dietro i tamburi, sono elementi che potrebbero contribuire ad allettare gli appassionati più sbadati (e magari “esterofili” …), ma la verità è che questo disco non può mancare nelle vostre gotiche collezioni semplicemente perché è un perfetto esempio di lezione assimilata in maniera impeccabile e carismatica, una raccolta di brani scolpiti nel granito ed immersi in un gorgo di ossianica magniloquenza, una dimostrazione schiacciante di rigore, istinto ed estro, mai come oggi riuniti in una rara forma di proficua convivenza.
Non ci sono più “scuse”, insomma, nemmeno per una voce, quella di Rick Anderson (o del suo temporaneo sostituto Federico “Freddy” Giuntoli) a detta di qualche “folle” troppo poco potente per interpretare efficacemente queste titaniche atmosfere sonore.
Flavio Cosma, il nuovo vocalist, dovrebbe riuscire a convincere anche i cultori della vigoria fonatoria, conservando intensità, duttilità e notevoli capacità narrative, per una prestazione davvero impressionante, in grado di evocare, a tratti, un autentico maestro delle arti nere ed epiche del calibro di Tony Martin.
Cosa aggiungere, poi, e che non sia già stato detto, su Andy Menario? Musicista e compositore sopraffino, cresciuto alla scuola di Iommi e Tsamis, il nostro è riuscito ancora una volta a superarsi espandendo ulteriormente le sue scansioni armoniche e i suoi immaginifici fraseggi, conferendo un adeguato dinamismo alla tipica enfasi drammatica che caratterizza le melodie, splendidamente integrate dai testi poetici e visionari di Marco Roberto Capelli, a conferma di un sodalizio essenziale quanto un’efficace alchimia esecutiva.
E a tal proposito, solo due parole sull’affiatamento e sull’efficienza della sezione ritmica, che mi fa definire, parafrasando una suggestiva espressione anglofona, quello qui celebrato tra Appice e Maniscalco un autentico “marriage made in heaven (& hell)”.
A questo punto, ci vorrebbe il consueto sproloquio per descrivere le singole canzoni, in cui amerei molto crogiolarmi e che tuttavia, forse, rischierebbe di “distrarre” … allora limitiamoci ad affermare che nel programma non c’è un solo momento interlocutorio, che “King of shadows (Orpheus)” e “Tsushima” aprono e chiudono il sabba con esalazioni tenebrose, evocative e solenni, che “Steam power”, "Dark angels” e “The mark of Cain” (ottimi gli inserti vocali di Doriana Michetti) sono meglio degli ultimi Warlord, che l’epic-slow “Southern seas”, la magia medievale di "Light brigade” e lo spirito eroico di "Across the mountains” toccano nel profondo, che “Salem”, la cangiante "Grim reaper” e “The viol and the abyss” (il refrain è pura aristocrazia Rainbow-iana …) incorporano un pizzico di ardore power-metal nel sontuoso impasto, che la title-track si affida ad un’interessante formula sonica più “diretta” e che il clima tragico e incombente di “The road of Tenochtitlan” offre una straordinaria “palestra” ai flessuosi registri canori di Cosma.
In conclusione, ribadisco che i Martiria sono un gruppo di assoluto valore internazionale, di cui l’Italia deve andare fiera, capace di esibire vertiginosi livelli espressivi in tutta la sua ormai cospicua parabola artistica … è ora che tutti se ne accorgano e gli tributino un giusto e supremo riconoscimento.

© Marco Aimasso

 

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