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Martiria is an epic/doom metal rock band formed back in the '80s and re-founded (after a long pause) in 2002. Seven album published (last one R-Evolution, with ex Black Sabbath Vinny Appice - 2014).

The band was formed back in the '80s. At the beginning the band was very much oriented towards Doom/Metal sounds such as: early Candlemass and Black Sabbath. After releasing just a few demos and featuring various musicians, in 1998 the members of the group decide to take a break for a while in order to experience different projects. (continue)

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Album: On the Way Back ( 2011 )

REVIEW

Date: July '11
Author: Gabriele Nunziante
Vote: 80%
Language: Italian
Website: http://www.italianmetal.it
Direct link: click here

Presentato nella classica edizione in digipak, questo nuovo album si rivela in fin dei conti il più complesso della discografia dei Martiria

Il passaggio dalla Underground Symphony alla My Graveyard Productions si concretizza per i romani Martiria con la pubblicazione di questo 'On the Way Back', quarto album in appena sette anni che racchiude al suo interno alcune composizioni tratte direttamente dai demo incisi un ventennio fa dal gruppo. Andy Menario e compagni, ancora una volta con l'inconfondibile voce di Rick Anderson (o Damien King III degli americani Warlord), si ripresentano con un album unico, in cui l'epic metal più raffinato e marchio di fabbrica del gruppo si tinge questa volta di atmosfere più lente e oscure.

Se infatti con i precedenti lavori, di cui citiamo 'The Age of the Return' e il penultimo 'Time of Truth', i Martiria avevano oramai consolidato il loro genere, un'unione più che azzeccata fra l'epic di classe e atmosfere sacre in cui cori e sottofondi di tastiere riuscivano a creare situazioni uniche, con 'On the Way Back' la band si dimostra meno alla ricerca di riff e melodie di facile assimilazione a favore di brani ancor più lenti e ricercati. Questa scelta dà vita a un album più complesso e il cui unico difetto è proprio questo: se gli album precedenti richiedevano diversi ascolti prima di poter essere assimilati, 'On the Way Back' risulta ostico anche dopo decine di ascolti, poiché complicato nelle sue composizioni e, non bastasse, da una durata non indifferente. Ma superato questo, che se vogliamo può essere traducibile semplicemente in una maggior longevità dell'album, ci troviamo alla fin dei conti comunque davanti a un album ottimamente suonato e in cui le buone idee non mancano, solamente diluite e necessarie di molta attenzione per essere apprezzate. Le atmosfere del disco anche come tematiche si discostano da quanto fino ad oggi proposto, affrontando situazioni più vicine all'uomo di tutti i giorni, dal dolore ("Apocalypse", "Ashes to Ashes", "You Brought Me Sorrow" e "Twenty Eight Steps") fino all'ultimo viaggio della nostra vita ("On the Way Back"), passando per i momenti più difficili ("Twenty Eight Steps", "Drought") e raccontando quelle che potrebbero essere realtà miste a sogni ("The Sower", "The Slaughter of the Guilties"). Unico brano a mantenere le originarie tematiche legate alla mitologia è "Gilgamesh", il cui titolo già dice tutto sull'argomento trattato.

I cori sacri ci introducono con "Cantico" a "Drought", prima traccia in cui la chitarra di Andy Menario ci guida per mano in questo paesaggio deserto, in cui le tastiere sullo sfondo e il cantato immutato nel tempo di Rick Anderson ben descrivono l'aspetto più introspettivo proposto da 'On the Way Back'. Più lenta e melodica la successiva "Apocalypse", brano che dal forte testo riesce in più di un'occasione a dare spazio agli strumenti, mentre "Song" ci presenta un Rick Anderson in grande spolvero per quella che è una delle sue interpretazioni migliori del disco. Dall'inconfondibile intro "Ashes to Ashes" si fa strada unendo ora momenti più veloci ora più calmi nel racconto del dolore più grande che un genitore possa provare. "The Sower" parte lenta per poi acquistare man mano più velocità e impatto sonoro, mentre "Gilgamesh" è al tempo stesso uno dei brani più complessi e più interessanti del lotto. Dalle belle atmosfere epiche e un tocco più doom, troviamo qui una band in gran forma che va a riscoprire tematiche mitologiche. Molto particolare, tanto nel testo quanto nelle musiche, "The Slaughter of the Guilties", brano che rientra anch'esso fra i migliori dell'album grazie ai riff di Menario. Il basso di Derek Maniscalco ci accompagna in "You Brought me Sorrow", traccia lenta e malinconica, mentre "Twenty Eight Steps" si riallaccia agli album precedenti per sonorità, altro ottimo brano che rivela come questa seconda parte dell'album sia quella più interessante. Finale in acustico con "On the Way Back", traccia che chiude così come era iniziato questo quarto lavoro dei Martiria.

Presentato nella classica edizione in digipak, questo nuovo album si rivela in fin dei conti il più complesso della discografia dei Martiria, dai brani lunghi e articolati, le atmosfere più lente e dalle tematiche introspettive. Se avete ascoltato con piacere i precedenti lavori, anche 'On the Way Back' potrà regalarvi ottimi momenti, sempre se ascoltato con attenzione e rimandando il giudizio dopo una buona serie di ascolti. Se invece avete deciso di avvicinarvi solamente ora alla proposta dei Martiria, il mio consiglio è quello di recuperare per prima cosa almeno i due dischi precedenti per vedere se il gruppo può fare al caso vostro, passando solo in un secondo momento a questo nuovo album.

© Gabriele Nunziante

 

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